Intervento di protesi dell'anca? Se occorre, sì grazie! È, infatti, uno degli atti chirurgici più affidabili e di maggior successo dell'ortopedia moderna. Nove pazienti su dieci si dichiarano molto soddisfatti del risultato. Ma non solo. L'attuale tecnica chirurgica con accesso anteriore, preservando l'integrità dei muscoli, evita il dolore post-operatorio, accelera la guarigione e migliora la stabilità dell’articolazione consentendo una precoce ripresa delle attività svolte prima della malattia.
Ma perché si ricorre alla protesi totale dell’anca? “E’ presto detto spiega Raymond Klumpp, direttore F.F. del Reparto Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Treviglio-Caravaggio, BG. La ‘coxartrosi’, cioè l’artrosi dell’anca, patologia degenerativa dell’articolazione, provoca l’usura della cartilagine. Questo significa che la testa del femore va a sfregare direttamente contro la superficie ossea del cotile dell'anca. Questo sfregamento provoca infiammazione, deformazioni ossee (osteofiti) e forti dolori. Arrivati a questo punto non ci sono rimedi farmacologici in grado di riportare la situazione alla normalità: la cartilagine non può ricrescere. Resta quindi la sola soluzione chirurgica”. “Con l'intervento - precisa lo specialista ortopedico - si asportano la testa e il collo del femore che vengono sostituiti da uno stelo che termina con una testina che diventerà il perno dell’articolazione artificiale. Dalla parte del bacino, invece, viene inserita una coppa acetabolare artificiale nella quale poggerà e ruoterà la testina”. I sintomi della degenerazione della cartilagine dell’anca sono solitamente progressivi. Tutto comincia con qualche dolorino, talvolta una sorta di prurito all’anca che poi sparisce com’è arrivato. Maledetto inverno, pensi, tutta colpa del freddo. Non è facile, infatti, per, per un paziente pensare subito che il male dipende dalla dinamica articolare. Arriva però il giorno che il dolore aumenta e si trasforma in fitta, in tormento feroce. E’ allora che comincia il calvario: fai fatica a salire le scale, a camminare. E quando il male ti impedisce anche di trovare la posizione giusta per dormire, significa che è arrivato il momento di rivolgersi all’ortopedico per valutare l’opportunità di un intervento di protesi. Ma attenzione, non è il caso di spaventarsi. Le moderne tecniche operatorie e i materiali disponibili garantiscono le migliori prospettive: sottoporsi all’artroplastica totale d’anca permette di riconquistare benessere e un’ottima qualità di vita. Gli interventi di protesi totale d’anca eseguiti con accesso anteriore, dice il dottor Klumpp durano meno di due ore in anestesia loco-regionale (spinale). Le trasfusioni sono rare e c'è un ridotto rischio di trombosi venosa profonda. La cicatrice è indubbiamente più corta (circa 7 centimetri) di quella degli interventi di un tempo. Ma soprattutto viene ridotta la permanenza ospedaliera e viene notevolmente accelerata la riabilitazione che può anche iniziare lo stesso giorno dell'operazione. Con l'approvazione del chirurgo, infatti, il paziente può immediatamente alzarsi, stare in piedi e iniziare a camminare con le stampelle. Un fisioterapista impartisce le prime indicazioni, fornendo solitamente anche un foglio con la descrizione di alcuni semplici esercizi da fare per conto proprio. Dopo la dimissione, solitamente segue una fase di riabilitazione funzionale per arrivare al completo recupero delle forze e al ripristino delle normali attività quotidiane. L'importante è comunque cominciare subito a camminare, dapprima con le stampelle, poi lentamente senza ausili, ma senza mai stancarsi troppo. Tutti i materiali impiegati nella realizzazioni delle protesi artificiali sono ovviamente biocompatibili e la progettazione nasce da accurati studi sulle caratteristiche morfologiche delle persone. Questo ha permesso di selezionare protesi con forme e dimensioni diverse tali da essere il più possibile aderenti alle esigenze di ciascun paziente. Lo ‘stelo femorale’, cioè quel perno che viene alloggiato nel femore, può essere di lega di titanio, cromo-cobalto o acciaio. La sfera che costituisce la testa del femore è solitamente di ceramica. Dalla parte del bacino si applica una ‘coppa acetabolare’ formata solitamente da una semisfera di metallo con la superficie interna in ceramica o polietilene. Le protesi possono essere fissate a incastro o cementate.

QN - Quotidiano Nazionale - SALUS - 24 Luglio 2022 - Maurizio Maria Fossati

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