Stellati sulle stelle. Anche se è più chic chiamarli macarons le Michelin son stelle, come i punti luminosi nel cielo di notte, anche se son pianeti. E sarà proprio nello spazio - sembra un destino, nomen omen - la prossima frontiera della ristorazione di lusso. L'ora del turismo spaziale è scoccata, con i lanci di Virgin Galactic di Richard Branson e di Blue Origin di Jeff Bezos (e in attesa di Space X di Elon Musk), e sorge spontanea la domanda: cosa si mangia stasera, nello spazio? Il problema non è immediato: i biglietti da 250mila dollari (per viaggiare con Richard Branson) e da 28 milioni (per un giro con Jeff Bezos oltre la linea di Karmàn, che segna il confine tra l'atmosfera terrestre e lo spazio) come nelle low cost non danno diritto neppure a un snack. Anche perché, va detto, i voli durano pochi minuti. In cui certamente c'è altro a cui pensare che non riempirsi la panza. Nel 2022 potrebbero però già partire con SpaceX i turisti della ISS, la stazione spaziale internazionale. Qui troveranno un menu a prezzo fisso: 2mila dollari al giorno per cibo e bevande, come da listino prezzi della Nasa. Ecco, ora potete smettere di lamentarvi del conto del vostro stellato di fiducia. La scelta al momento sulla ISS è tra un centinaio di ricette, simili a quelle del fast food salutare sotto casa. Sono cibi disidratati, irradiati o a umidità intermedia per evitare proliferazioni batteriche, spesso precotti, conservati in buste o latte e rinvenuti in acqua calda. Qualche fresco, surgelato, e qualche barretta. Ma anche “piatti del giorno” per combattere la nostalgia di casa: pizza, samosa, kimchi, dipende dai gusti e dalla provenienza. Un gran passo avanti comunque dal primo pasto consumato nello spazio: tre tubetti di pasta di manzo, pasta di fegato e salsa di cioccolato sorbiti da Jurij Gagarin il 12 aprile 1961. Va detto che l'assenza di gravità crea problemi. Fa percepire meno i sapori e guai alle briciole, che potrebbero sfuggire di bocca e danneggiare le strumentazioni. Eppure con i menu spaziali si son cimentati chef stellati come Heston Blumenthal, un impallinato della scienza in cucina, che ha preparato per l'astronauta britannico Tini Peake un menu di Natale a base di Christmas pudding, salmone, arrosto e curry. Più vivace ma ugualmente poco avventuroso il menu di Alain Ducasse e Thierry Marx per il francese Thomas Pesquet: foie gras e anatra confit. Astronauti e cosmonauti sono gente che lavora: niente alcol, 2.500 calorie al giorno, ricette della nonna. Ma chi sarà pronto a spendere milioni per un viaggio spaziale pretenderà di più. L'esperienza potrebbe essere meno gourmet del previsto a giudicare dal sito del primo hotel dello spazio, la Voyager Station, una ruota alla “2001: Odissea dello Spazio” con interni entusiasmanti quanto uno shopping mall di Dubai, che dovrebbe partire nel 2027. Il ristorante proporrà i “grandi classici dello spazio” come il Tang (bevanda in polvere gusto arancia popolarizzata dalle missioni Apollo negli anni Sessanta) e il gelato liofilizzato, che pare nello spazio non sia mai andato, ma promette di “rivaleggiare con i migliori grazie a consegne bisettimanali di cibo fresco dalla Terra”. Hai chiamato Glovo? Hanno immaginato come accogliete i Paperoni gourmand in orbita gli studenti del corso di Space Design riconosciuto dall'ESA al Politecnico di Milano. Stellar Bite ad esempio è un grappolo di uva in vetro attorno al quale immaginiamo gli ospiti galleggiare come ne “La Danse di Matisse” raccogliendo acini/bicchieri di Romanée-Conti. Nel segno dell'esclusività è anche una delle proposte di Space Food Experience, ricerca di Dimisi, Tu, Yao e Velasco. Flavor Journey 3D Printer è una stampante 3D che crea ricette spedite dalla Terra. Così da poter gustare anche nello spazio il croccantino di Foie Gras di Massimo Bottura o il pacchero dei fratelli Cerea. Ma anche qualche piatto totalmente nuovo, pensato appositamente dallo stellato prediletto. Quando il prezzo non è un problema, il modo si trova. Anche lassù nell’infinito.

Il Giornale - 30 luglio 2021 - Anna Muzio

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