“La nostra struttura complessa di osteoncologia è la prima a nascere in Italia e non poteva non sorgere al Rizzoli. Strategie e obiettivi sono condivisi dai ricercatori clinici e dai colleghi dei laboratori che fanno parte dell'unità operativa che dirigo”. Toni Ibrahim, 52 anni, nato in Libano, è arrivato da due mesi all'istituto ortopedico per guidare l'unità di osteoncologia, sarcomi ossei, tessuti molli e terapie innovative: la sua missione è quella di “portare la ricerca al letto dei malati e di studiare da vicino non solo i tumori primitivi dell'osso, come gli osteosarcomi, i sarcomi di Ewing, il condrosarcoma, i sarcomi dei tessuti molli, ma anche le lesioni ossee metastatiche, 35mila nuovi casi all'anno nel nostro Paese”. Lo specialista parte dall'accoglienza per spiegare come funziona il reparto che dirige. “La priorità è guardare le persone negli occhi e spiegare esattamente quale percorso affronteranno, sembra una cosa banale, ma non lo è. Così i malati partecipano più attivamente, tra l'altro oltre il 70% di loro arriva da fuori Regione, e per questo ho ritenuto fondamentale assicurare continuità al rapporto con i pazienti, nominando una persona fissa all'accoglienza in reparto, in day hospital e in ambulatorio. Il nostro obiettivo è proporre ai malati, nell'ambito della medicina di precisione, di personalizzare il trattamento e ridurre gli effetti collaterali, conoscendo meglio il tumore dal punto di vista molecolare”, spiega Ibrahim. Una prospettiva che è la sfida dei prossimi anni e che al Rizzoli, centro di riferimento hub dell'Emilia-Romagna per il trattamento dei sarcomi ossei e dei tessuti molli, sembra già a portata di mano. Lo lor, che ha appena festeggiato i 125 anni della sua fondazione e i 40 dei riconoscimento di Irccs, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, guarda al futuro vantando una lunga tradizione nell'ambito dell'oncologia muscolo-scheletrica. “Nella nostra unità di osteoncologia - sottolinea il direttore - sono presenti oltre ai medici, anche i ricercatori clinici e di laboratorio. Puntiamo da un lato a trasferire quello che si crea in laboratorio sul paziente, ed è la ricerca traslazionale, e dall'altro chi lavora in reparto si trova in contatto con il ricercatore che adegua costantemente i suoi studi per dare una risposta al malato. Questa è la nostra forza e qui potranno formarsi anche futuri oncologi”. Un primo bilancio indica “al 97% l'occupazione dei posti letto e una risposta immediata ai pazienti che si rivolgono alla nostra struttura: Oltre al reparto, è stato aperto anche un ambulatorio di osteoncologia. “Una parte dell'attività è dedicata ai pazienti con metastasi ossee che provengono dal territorio esterno all'area metropolitana bolognese. È importante - prosegue il medico - perché ha un approccio multidisciplinare. Le persone arrivano, vengono sottoposte alla visita e alla scelta del percorso terapeutico collaborano oncologi, radiologi, ortopedici e palliativisti metastasi ossee sono molto frequenti e possono provenire dal tumore della mammella, del rene, della prostata e del polmone e causare eventuali complicanze come fratture, compressi midollare e dolore. Il lavoro d'équipe delle diverse figure specialistiche ha lo scopo di effettuare trattamenti localizzati anche di tipo chirurgico, per diminuire la sofferenza e migliorare la qualità di vita delle persone”. Uno sguardo ai progetti in cantiere. “Penso a un centro di terapie complementari in oncologia - anticipa Ibrahim - per introdurre le cure palliativo e di supporto nella fase precoce della malattia tumorale e al coinvolgimento della psiconcologia dell'agopuntura per alleviare la nausea e i disturbi della chemioterapia. Inoltre, vorrei mantenere alta l'attenzione sulla necessità di un'alimentazione sana per il paziente oncologico e sulla presa in carico post guarigione se la persona è molto giovane non dobbiamo concentrarci solo sul tumore, ma anche sui possibili effetti collaterali a lungo termine come quelli sul cuore o sulla fecondità”.


QN - 18 luglio 2021 - Donatella Barbetta

pazienti ricerca