Scelsero lui, tra tremila candidati, non solo perché a 27 anni era tenente dei top gun, ma perché era figlio di operai, viveva in un appartamento di due stanze con la moglie Valentina e due figlie e il suo sorriso luminoso incarnava l'ideale del giovane sovietico. Anche quando tornò da quel viaggio, il giro della Terra in 118 minuti, primo uomo ad andare nel Spazio sessant'anni fa il 12 aprile, la sua frase "Sono stato lassù ma Dio non l'ho visto" obbediva allo spirito materialista che animava la ricerca spaziale comunista, l'Uomo Nuovo uscito dalla Rivoluzione al posto del Dio dei Millenni. Quando il suo collega Sergej Krykaliov, trentuno anni dopo, tornò dalla Mir, la prima casa degli uomini nel cosmo, non trovò più nemmeno l'Unione Sovietica: al posto della bandiera rossa con falce e martello c'era il tricolore russo fatto issare da Boris Eltsin.
La morte a 34 anni di Gagarin, precipitò il 27 marzo del 1968 mentre collaudava un caccia, lo trasformò in monumento al coraggio e alla lealtà socialista e in icona globale. Si scoprì poi che il "bravo ragazzo", tornato con i piedi per terra, non aveva retto al peso della gloria: si ubriacava di continuo e molestava le cameriere degli alberghi delle città dove veniva spedito per i tour di propaganda. Il controllo di quell'ultimo aereo forse lo aveva perso perché era ubriaco. E oggi nello Spazio, data stellare 2021, è un esercito di donne ad aver preso il posto del primo uomo. Donna è Adriana Marais, astrofisica, candidata a diventare la prima africana dell'Universo, Operazione Mars One, che sogna di "vivere su Marte gli ultimi giorni della mia vita"; donna è Anna Kilkina, unica cosmonauta di Roscosmos, l'agenzia spaziale russa, alla quale la Marvel si è ispirata per realizzare l'ultima Barbie; donna è Sarah al-Amirio, ministro per le Scienze avanzate e capo dell'Agenzia spaziale saudita, una delle cento donne più influenti del mondo. E sarà una donna la prossima a mettere piede sulla Luna con Artemis 1: dodici gli americani che hanno camminato sulla Luna, fino a oggi tutti uomini, e nove le ragazze che si stanno addestrando per andarci. Sono medici, agenti della Cia, scienziate, piloti militari. Ne resterà solo una. Pare che lo Spazio sia più adatto a loro che agli uomini: sono più leggere, consumano meno calorie, producono meno rifiuti. Impossibile poi pensare a una colonizzazione interplanetaria senza di loro. Mamma è tutto anche nell'universo infinito. La Nasa ci ha creduto sempre così così: dei 347 americani cha hanno volato nello spazio, solo 49 sono donne. La prima fu Sally Ride, ma chi la ricorda più? E le tredici aviatrici che si candidarono invano negli anni Sessanta per la missione Merctuy sono diventate un docufilm Netflix di oggi sul maschilismo stellare. Sono ancora il 10% del totale, ma far atterrare una donna sulla luna potrebbe ispirare un'intera generazione di giovani ragazze, ha detto l'amministratore della Nasa Jim Bridenstine. "Ho una figlia di 11 anni e voglio che veda davanti a se tutte le opportunità che ho avuto io". Anche noi italiani facciamo la nostra parte: abbiamo candidato Simonetta Di Pippo, da anni direttore dell'Ufficio Onu per lo Spazio e già a capo del Volo umano dell'Esa, a successore del tedesco Woerner alla guida dell'Agenzia spaziale europea.
Del resto siamo un modello per il mondo. L'India, che ha incaricato Ritu Karidhal, Nandini Harinath e Anuradha Tk di aprire una finestra sul cielo, si è inventata un trucco: a guidare le missione Gaganyann sarà Vyommitra, un semiumanoide ma di aspetto femminile. Un robot donna. Una classica soluzione all'italiana.

il Giornale - Massimo M. Veronese - 11 aprile 2021

 

yuri