“Un impatto devastante: sembra incredibile come un virus mocroscopico abbia potuto generare conseguenze così enormi per un'industria che aveva le prospettive migliori rispetto a tutte le altre”. Sergio Colella, presidente di Sita Europa, la società che fornisce tecnologie per il trasporto aereo in tutto il mondo ed è controllata al 100% dai protagonisti del business, non usa giri di parole. E suffraga con i numeri il suo giudizio. “Le perdite per le compagnie aeree per colpa della pandemia supereranno gli 80 miliardi di dollari, i loro fatturati scenderanno da 800 miliardi a 400 miliardi di dollari. A livello mondiale - continua il presidente Colella - il traffico aereo ha registrato a maggio un calo dell'80% dei passeggeri, a giugno -69% e a luglio c'è una crescita leggera. Rispetto ai 4 miliardi di passeggeri nel 2019, il 2020 si chiuderà attorno ai due miliardi. In Europa il calo è ancora più marcato, da 2 miliardi i passeggeri complessivi scenderanno sotto quota 800 milioni”. Il meteorite Covid-19 si è abbattuto su aeroporti e compagnie. “Nei nostri peggiori scenari non potevamo immaginare - afferma il presidente di Sita - un quadro del genere. Eppure a febbraio i volumi erano ancora accettabili. Il trend però è in miglioramento. Per la settima settimana consecutiva registriamo un aumento di traffico. Ma le stime dicono che torneremo ai 4 miliardi di passeggeri solo nel 2023. E dire che prevedevamo di arrivare a 8 miliardi entro il 2030”. Le strategie di Sita ora sono radicalmente modificate. Se nel 2019 a Lisbona si ragionava su come decongestionare gli aeroporti, ridurre i tempi di attesa e far volare più rapidamente le persone, oggi la priorità è volare in sicurezza. “La pandemia è stato un nuovo 11 settembre, anche se con un impatto che durerà più a lungo. La sicurezza sanitaria è il nuovo elemento fondamentale. E la tecnologia è l'unica arma per rianimare l'industria del traffico aereo”. Cosa dovrebbero fare le nuove innovazioni, dalla biometria al riconoscimento facciale, dall'intelligenza artificiale all'aeroporto più smart per evitare code, garantire distanziamenti e conciliare la sicurezza con la salute? “La tecnologia può e deve fare due cose: permettere di viaggiare in modo sicuro e restituire fiducia al passeggero. Che dovrà essere consapevole di non rischiare la salute o di ammalarsi se prende un aereo. Oltre alla biometria, il soccorso arriverà dalla computer vision in senso più largo. L'identificazione del passeggero tramite scanner del volto si arricchirà di una certificazione sanitaria digitale, una sorta di passaporto della salute che permetterà a tutti gli operatori, aeroporti, compagnie aeree, governi, di conoscere lo stato di saluto del passeggero prima che arrivi in aeroporto”. Il presidente Colella lo chiama il “token digitale”, un gettone informati -biometrico che rivela se il passeggero è positivo al coronavirus, se proviene da Paesi e regioni problematiche o in lockdown, se è stato vaccinato o meno: questo ovviamente quando il vaccino sarà disponibile. “Un token che racchiude tutte le notizie - ribadisce il vertice di Sita - associate al volto del passeggero. La computer vision darà un impulso maggiore al volo touchless, senza contatti negli scali. Permetterà di vedere se negli aeroporti sono rispettate le distanze, se ci sono sale d'attesa troppo piene, se c'è chi non porta la mascherina, se nei corridoi di viaggio ci sono le condizioni di sicurezza. Lo smartphone, poi, servirà per dichiarare il proprio bagaglio, evitando contatti e documenti al check-in”. Non è un futuro remoto, è già il presente, assicura Colella. “A Los Angeles l'imbarco è self service grazie alla biometria, ad Atene il check-in è biometrico. La certificazione digitale sanitaria dovrebbe essere utilizzata da tutti gli aeroporti e dai border control. Sarà in linea con il nuovo visto europeo simile all'Esta americano, e con le strategie di Eu Lisa, l'agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi tecnologici. Molti Stati, dall'Olanda all'Islanda e alla Danimarca, stanno lanciando iniziative in tal senso. E noi di Sita reindirizzeremo i nostri investimenti, pari al 10% dei fatturati, in queste tecnologie. Per dimostrare che sappiamo adattarci all'ambiente mutato, come abbiamo fatto dopo l'11 settembre”.

 

QN - Pino Di Blasio - 3 agosto 2020

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