I piloti già da tempo vengono addestrati con i simulatori di volo. Ma, ora, la realtà virtuale può aiutare a superare la paura di alzarsi in volo per chi è affetto da aerofobia. E la terapia di esposizione graduale tramite realtà virtuale. Ed è molto più efficace. Perché non serve sdraiarsi su un lettino ed immaginarsi delle situazioni da 'superare', attraverso i visori tridimensionali quelle immagini le abbiamo di fronte senza dover fare un sforzo di immaginazione. Per scoprirlo varchiamo la soglia del Cbt Clinic Center, diretto dal professor Antonio D'Ambrosio, che ha sede all'aeroporto napoletano di Capodichino.
Professore, come nasce il Cbt Clinic Center?
«Nasce come una startup. Io sono psicoterapeuta cognitivo-comportamentale sin dal 1983 e da sempre sono appassionato dell'uso delle nuove tecnologie. Con un gruppo di ricercatori dell'Università Federico II di Napoli abbiamo implementato un protocollo basato sulla realtà virtuale. Le potenzialità e le opportunità che offre ci hanno fatto comprendere che avremmo potuto accelerare efficacia nella cura dei disturbi delle fobie. Soprattutto per la fobia del volo. L'abbiamo testata e abbiamo visto che funzionava. Abbiamo mandato l'idea all'aeroporto di Capodichino e, due giorni dopo, ci è arrivata la disponibilità ad aprire una sede lì».
Come funziona la terapia?
«Sino a oggi per la terapia delle fobie si usava lavorare in situazioni di immaginazione, ma è chiaro che ci possono essere delle interferenze esterne. Dei monologhi negativi. Invece con la realtà virtuale selezioniamo e riproduciamo, esattamente, la situazione di cui il soggetto si vuole confrontare e superare. Si indossa un visore e il viaggio inizia. Dall'ingresso in aeroporto al controllo dei bagagli, dal gate al tunnel di accesso alla pista, dalla scaletta al rullaggio, dal decollo alla fase di crociera in turbolenza, sino all'atterraggio. Il soggetto vive queste situazione sotto il controllo del terapeuta. Poi c'è una terza fase che è il momento del collaudo. L'esposizione allo scenario reale, in cui il soggetto viene accompagnato in aeroporto a vivere la realtà del volo mischiandosi ai passeggeri. Condivide col terapeuta e questo lo aiuta ad affrontare e superare la fobia».
Quanto tempo occorre?
«La realtà virtuale accelera enormemente i tempi della psicoterapia. Con sei sedute siamo in grado di aiutare il paziente a salire sull'aereo mettendo da parte tutte le sue preoccupazioni».
Chi sono le persone che bussano al Centro?
«Imprenditori che devono spostarsi per lavoro, ma anche giovani che vanno a studiare all'estero, genitori che vogliono partecipare alla laurea dei figli e, persino, una tifosa del Napoli che aveva da sempre il desiderio di seguire la squadra in trasferta, ma non c'era mai andata proprio per la paura dell'aereo».
Applicate questo metodo per trattare anche altre fobie?
«Sì, da qualche tempo abbiamo iniziato a sperimentala per la fobia dei temporali, degli insetti, del parlare in pubblico. Stiamo mettendo a sistema anche un'analoga terapia virtuale per il controllo dei disturbi alimentari, della bulimia e disturbo ossessivo compulsivo. Senz'altro la realtà virtuale avrà uno sviluppo notevole per la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Recentemente siamo stati invitati in Israele e il nostro metodo ha suscitato un grande interesse, anche da parte di aziende che ci hanno chiesto di collaborare con noi».

QN Il Giorno - Il Resto Del Carlino - La Nazione - Tommaso Strambi - 19 agosto 2019

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