set
2019
Il francese volante attraversa la manica
Zapata al secondo tentativo riesce nell’impresa. «Ho pronta n’auto che solca i cieli»
«OH NO no no, I am a rocket man». Chissà se Franky Zapata, quando ha visto le bianche scogliere di Dover, si è messo a fischiettare una delle canzoni più famose di Elton John. «Gli ultimi cinque-sei chilometri – ha confessato l'inventore marsigliese di 40 anni – me li sono proprio goduti. Non so se quello che ho fatto sia qualcosa di storico. Non sta a me stabilirlo, solo il tempo ce lo dirà». Ma a giudicare dall'esercito di cineprese e macchine fotografiche che hanno seguito la sua impresa, il verdetto è abbastanza scontato. Zapata è infatti riuscito ad attraversare la Manica su una tavola a turbo-reazione alimentata a cherosene da lui stesso progettata. Nessuno prima di lui ci era riuscito. Look total black, se non per una striscia rossa della tuta –ispirata al personaggio dei fumetti Iron Man – lungo le braccia, il riservista francese si è abbassato la visiera del casco integrale ed è decollato dalla spiaggia di Sangatte, a Calais, alle 8:16 italiane di ieri, con – molto probabilmente – il secondo verso del ritornello della canzone di Elton John («Sono qui da solo, mentre le mie valvole stanno fondendo») a martellargli il cervello.
EH SI, perché Io scorso 25 luglio Zapata, ex campione di jetski, era tragicamicamente precipitato in acqua subito dopo essersi rifornito in mezzo alla Manica. «La prossima volta – aveva giurato a se stesso e ai suoi fan dopo il flop – non fallirò». E alle 8:39 – ovvero 23 minuti dopo essere partito – il francese volante è atterrato a St Margaret's Bay. Un braccio alzato al ciclo e una lacrimuccia. Le sue prime parole? «Francamente, è qualcosa che ti fa sentire magnificamente». Ecco, a essere sinceri, forse questa frase sarà tra le poche cose che non sopravviveranno all'impresa. «Non ci sono stati problemi questa volta. Sono molto stanco, non sono in vacanza, ma sono soddisfatto. Ringrazio – ha detto prima di scoppiare a piangere – la mia squadra e mia moglie».
E IN EFFETTI per il secondo tentativo Zapata, che ha volato a un'altezza media di 15 metri dal pelo dell'acqua, ha deciso di allargare la piattaforma di atterraggio in mezzo alla Manica e di spostarla in acque francesi. Fattori che hanno giocato un ruolo fondamentale per il successo. «Abbiamo realizzato questa tavola tre anni fa e ora abbiamo attraversato la Manica. E’ qualcosa di pazzesco». Prima di decollare, Zapata aveva confidato di avere il 50% di possibilità di farcela. «Ma avevo piena fiducia nella tecnologia che ho sviluppato. Assieme al mio team abbiamo creato un nuovo modo di volare. Non usiamo ali. Quando si parte – ha spiegato – ci si trasformiamo in uccelli. E’ il corpo a volare. Abbiamo realizzato il sogno di qualunque bambino. Ci sentiamo un po' come i pionieri dell'aviazione».
FRANKY, dopo l'exploit mediatico, spera anche di fare qualche soldo grazie alla sua invenzione. Il francese volante ha messo in piedi in fretta e furia (e si vede) un sito web per sponsorizzare la propria tavola. «L'obiettivo è entrare in un circuito commerciale e vendere la nostra creatura come una rivoluzionaria tecnologia militare». Un intento chiaro fin dall'inizio, visto che Zapata ha deciso di mostrare al mondo la sua tavola durante la parata del 14 luglio, volando sopra piazza della Concordia vestito come un soldato e brandendo un fucile.
Ma il geniale Franky non si vuole fermare alla flyboard. «Prima della fine dell'anno – ha precisato – debutterà la mia macchina volante. Il prototipo deve essere verniciato e manca ancora qualcosa alla carrozzeria. L'autorizzazione al volo dovrebbe arrivare nei prossimi giorni». E chissà che Elton John non decida di dedicare una nuova canzone all'automobile in grado di solcare i cieli.
QN Il Giorno - Il Resto Del Carlino - La Nazione - Luca Bolognini - 5 agosto 2019
