A me è capitato la settimana scorsa. Mi basta poco per accorgermene. Salgo sull'aereo e mi metto a sedere nel posto che avevo prenotato. A fianco ho una madre con una figlia adolescente. La ragazza è vicino al finestrino. Prima del decollo smanetta sulla chat di WhatsApp, poi si infila le cuffie e comincia a guardare le case sotto che si fanno via via sempre più piccole. La madre no. Ha gli occhi chiusi sin da quando mi sono seduto. Neanche una sbirciatina di curiosità. Anche lei ha le cuffiette inserite nel padiglione auricolare, la mano destra intrecciata con quella della figlia. Immobile. Terrorizzata. E non è l'unica. Secondo l'ultimo sondaggio online realizzato dalla social travel community PiratinViaggio, tre italiani su cinque hanno paura di volare, anche se il 60 per cento lo nasconde. Proprio come la signora che mi sta seduta a fianco nel sedile del Boeing 737 in volo tra Pisa e Comiso. Altro che popolo di navigatori. E il sondaggio (a cui hanno risposto 14.983 persone di varie nazionalità) ne è la riprova: gli italiani sono tra coloro che nel Vecchio Continente volano meno di tutti. Gli svizzeri non temono di salire sull'aereo per spostarsi e lo stesso fanno i britannici. Ma noi no. Siamo malati di aerofobia. Così, se possiamo, per i nostri spostamenti preferiamo il treno (37%) o meglio ancora l'auto (45%). Perché? Le cause sono molteplici, come conferma anche una recente ricerca dell'Associazione europea disturbi da attacchi di panico (Eurodap): il 67% dei nostri connazionali dichiara di non amare l'aereo perché ha la sensazione di non avere il controllo del mezzo, quindi della situazione nel suo complesso. Il 77% teme un attentato. E, per le stese ragioni, il 69 per cento predilige spostarsi in un luogo non troppo lontano da casa. Una fobia che colpisce tutti, indistintamente. Si spiega anche così il successo di «Paranoia Airlines» cantata da Fedez («Come tutti quanti ho i miei guai/ Volo, cado, paranoia airlines»). Parole con cui il signor Ferragni, con il suo stile, interpreta alla perfezione quell'incubo che gli italiani hanno di alzarsi in in volo. Una paura che trova le sue radici in quel maledetto 11 settembre del 2001. E che ha nello scrittore Stephen King il suo massimo esponente, tanto che la sua antologia «Odio volare. 17 storie turbolente» è diventata un vero e proprio caso editoriale. Che fare allora? Le compagnie aree, a cominciare dall'Alitalia, organizzano corsi di «recupero» finalizzati proprio a superare l'aerofobia. Ce ne sono da Milano a Roma, da Bari a Palermo. EasyJet propone, invece, corsi online della durata di due ore e mezzo che si possono seguire in cinque lingue. Ma è a Napoli, e più precisamente a Capodichino, che si cura la paura di volare in maniera sperimentale con il supporto della realtà virtuale. A fianco all'aeroporto partenopeo, infatti., ha sede il Cbt Clinic Center fondato dal professor Antonio D'Ambrosio, psicoterapeuta e specialista della riabilitazione cognitivo-comportamentale, in cui l'aerofobia si controlla con la realtà virtuale.


QN Il Giorno - Il Resto Del Carlino - La Nazione - Tommaso Strambi - 19 agosto 2019

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